“SUONA, SUONA CHE TRAPASSI”

Testo di: ELEONORA BOMBINO E MASSIMO NOVELLI

 

Regia di: MARCO ZANUTTO

ATTORI:
ELEONORA BOMBINO
TERESA GENCHI
MASSIMO NOVELLI
MAURIZIO NOVELLI
MARCO ZANUTTO

Prima di tutto diamo subito i numeri. Quattro clienti e un ristorante: una coppia un po’ attempata, un pensionato, un commissario di Polizia. Tutti a cena la stessa sera dalla bella Adele, l’affascinante proprietaria. Lei serve ai tavoli. Dietro le quinte c’è un quinto personaggio (scusate il gioco di parole), è un musicista che suona la sua musica al pianoforte (e non solo…) , suona spesso, anzi, quasi in continuazione, si esercita. Una domanda sorge spontanea: chi è? Basta così, abbiamo detto anche troppo. Concludiamo: qual è il messaggio? O meglio, c’è un messaggio anche subliminale da inculcare al pubblico? Posso rispondere. Francamente no! Numero messaggi: zero. Numero tematiche sociali da sviscerare: zero. Numero problematiche esistenziali da intavolare: zero. Questo è solo un “divertissement”, signori. Niente di più che un giallo. Ma un giallo può essere anche un pretesto, una sorta di traccia. Il centro, il perno intorno al quale ruota l’intreccio drammaturgico. Certo, è un giallo, ma anche se si tratta di un caso di morte violenta i toni dei dialoghi, gli scambi di battute dei personaggi, sono decisamente radicati nella leggerezza della commedia. Ogni scena strizza l’occhio ai grandi momenti della commedia. Intendiamoci, quando dico la commedia, intendo proprio la nostra mitica commedia all’italiana, quella immortalata nelle grandi pellicole negli anni d’oro del nostro cinema. Parlo degli anni ’50, ’60, del secolo scorso, anni che sfornarono nel panorama cinematografico italiano capolavori intramontabili, sotto le mentite spoglie delle commediole popolari tanto vituperate dai professoroni criticoni del tempo, ma che in realtà raggiunsero, spesso, vette di maestria nell’arte comica tutt’ora insuperate e, forse, insuperabili. Ovviamente mai oseremmo paragonarci a Totò, né a Peppino De filippo, né ad Aldo Fabrizi, solo per fare alcuni nomi di questi autentici mostri sacri. Però, in quanto regista, mi è sembrato giusto, sciacquare i panni della compagnia nel fiume portentoso di quel tipo di comicità. Ebbene sì, con questo spettacolo, noi vorremmo proprio farvi ridere. Mi piace perciò pensare che la tavolata degli attori sia in mezzo a voi, pubblico e che sia un’irruzione di travolgente ilarità suscitata dai tagli psicologici dei nostri personaggi, dalle intuizioni di scrittura, abilmente create dai nostri autori o suggerita dalla allenata sensibilità improvvisativa degli attori, ilarità, dicevo, destinata a cozzare inaspettatamente con l’evento criminale in tutta la sua drammaticità, ma senza che l’una cosa sottragga nulla all’altra. Possono convivere. Insomma, se è vero che a tavola anche il diavolo prende moglie, allora perché Sherlock Holmes non potrebbe stringere la mano a Totò? Buon divertimento.
MARCO ZANUTTO

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